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Nell' analizzare questo imminente naufragio e nel tentativo di rintracciare possibili , residue , vie di uscita , diventa sempre più difficile
da
rinviare un confronto-scontro con l' ingombrante generazione dei padri ( 2 ) , con coloro che da oltre 40 anni " occupano " il nostro paese e che , al di là di qualche rituale discorsetto sulla necessità di un rinnovamento generazionale , non sembrano avere nessuna intenzione di mollare la presa .
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Nell' analizzare questo imminente naufragio e nel tentativo di rintracciare possibili , residue , vie di uscita , diventa sempre più difficile da rinviare un confronto-scontro con l' ingombrante generazione dei padri ( 2 ) , con coloro che
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oltre 40 anni " occupano " il nostro paese e che , al di là di qualche rituale discorsetto sulla necessità di un rinnovamento generazionale , non sembrano avere nessuna intenzione di mollare la presa .
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È anche una questione di immaginario Nei discorsi pubblici e in quelli privati arriva sempre il momento in cui ,
da
qualche esponente della generazione dei padri , perlopiù se messo alle strette sulle sue responsabilità , giunge la domanda : " Ma allora perché voi non vi ribellate ?
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" ha ormai il sapore antico dei nonni di una volta e , difficilmente , potrebbe essere stata pronunciata
da
un sessantasettenne di oggi , come quel Pier Luigi Celli , direttore generale della Luiss , una delle più prestigiose università private italiane , e autore di una " Lettera al figlio " pubblicata in prima pagina , sulla Repubblica , il 29 novembre 2009 che suonava più del tipo : " Figlio , qui è tutto mio e non mi basterà nemmeno per molto , tu vai via , lascia l' Italia , vatti a cercare qualcosa lontano da me ...
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" ha ormai il sapore antico dei nonni di una volta e , difficilmente , potrebbe essere stata pronunciata da un sessantasettenne di oggi , come quel Pier Luigi Celli , direttore generale della Luiss , una delle più prestigiose università private italiane , e autore di una " Lettera al figlio " pubblicata in prima pagina , sulla Repubblica , il 29 novembre 2009 che suonava più del tipo : " Figlio , qui è tutto mio e non mi basterà nemmeno per molto , tu vai via , lascia l' Italia , vatti a cercare qualcosa lontano
da
me ...
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Le reazioni alla lettera di Celli sono state molteplici :
da
quelle degli altri padri che condividevano le sue parole , a chi gli rimproverava una certa ipocrisia e i privilegi del suo ruolo , sostenendo che è inutile criticare un sistema che si è contribuito a creare , e nel quale si occupa un' eccellente posizione ( 6 ) .
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Contrapposta a una generazione cortese , di prego si accomodi , una generazione mai liberatasi
da
quella X , segno di indeterminazione , con cui era stata marchiata , fatta di ragazzi che non alzano la voce , che scelgono il dialogo , che provano ad argomentare una resa in tempi senza alcuna certezza .
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Oppure storie di trentacinquenni tristi , di precari senza speranza , di " bamboccioni " incapaci di lasciare il nido domestico , di ex ragazzi che non riescono a far emergere la propria voce , di giovani stelle della politica che non riescono a guadagnarsi la scena che per pochi minuti prima di essere riassorbite nell' ingranaggio che ha progettato per loro un futuro
da
giovanili burocrati cinquantenni ( 10 ) .
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Dall' altra parte , le stesse cronache quotidiane e l' immaginario collettivo plasmato
da
milioni di ore di televisione , da copertine di riviste e da film di cassetta ci racconta la storia di altri trentacinquenni : quelli immaginari .
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Dall' altra parte , le stesse cronache quotidiane e l' immaginario collettivo plasmato da milioni di ore di televisione ,
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copertine di riviste e da film di cassetta ci racconta la storia di altri trentacinquenni : quelli immaginari .
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Dall' altra parte , le stesse cronache quotidiane e l' immaginario collettivo plasmato da milioni di ore di televisione , da copertine di riviste e
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film di cassetta ci racconta la storia di altri trentacinquenni : quelli immaginari .
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L' immaginario ( e con esso forse anche la stessa possibilità di affrontare un serio discorso di rinnovamento generazionale ) è del tutto compromesso se anche un presidente del Consiglio ultrasettantenne è convinto ,
da
anni , di essere un trentacinquenne ( 12 ) , se un filosofo esalta la sua paternità raggiunta a sessant'anni ( 13 ) e se una conduttrice tv , ormai più vicina ai sessanta che ai cinquanta , insegue ( inutilmente ) mode adolescenziali ( 14 ) .
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Il ministro è poi tornato sull' argomento ripetutamente , tradendo infine , dietro argomentazioni anche condivisibili per gli esponenti della generazione dei figli , le sue reali intenzioni : attaccare ,
da
destra , la Cgil , propugnare un' idea del mercato del lavoro ancora più deregolamentata , cancellare l' articolo 18 e le altre garanzie previste dallo statuto dei lavoratori e , solo alla fine , autoassolversi per essere " arrivato a 30 anni che non ero capace di rifarmi il letto " .
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Torniamo , dunque , al fallimento e alle colpe dei padri richiamate
da
Celli e Brunetta .
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Il secondo elemento
da
riconsiderare è la presunta trasformazione caratteriale di quella generazione .
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La storia di quei decenni viene raccontata con una partenza libertaria , egualitaria , utopistica e altruistica , seguita
da
una fase di disillusione e irrigidimento ( e dal pesante confronto con gli anni di piombo ) , per finire con la vittoria dell' edonismo e della sconfitta delle ideologie .
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Un vecchio reazionario ( Eastwood è del 1930 ) , un " nonnetto " reduce di guerra , un operaio capace di costruire con le sue mani un auto ( la Ford Gran Torino ) , una casa e una società intesa come interazione tra soggetti culturali diversi ( irlandesi , italiani , polacchi ) si confronta con suo figlio , che è " solo un consumatore , un individualista soffocato e ottenebrato
da
beni materiali di cui non conosce il funzionamento " , un " medio-borghese pasciuto " che ha dissipato il patrimonio morale e storico che traumaticamente la generazione precedente aveva saputo creare " ora in nome di un ricambio generazionale , ora di un progresso sociale o di una ribellione " .
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Nel buttare via l' acqua sporca delle degenerazioni del conservatorismo , invece , i sessantenni di oggi , i figli di quei padri , hanno buttato anche il bambino del senso di conservazione , dell' idea di tutela delle risorse
da
tramandare a chi veniva dopo di loro , e cioè ai loro figli .
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L' idea che si nasce , si cresce , si invecchia e si passa la mano a chi arriva dopo , viene bollata come un subdolo trucchetto
da
vecchi reazionari .
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L' Italia contadina e paleo-industriale è crollata , al suo posto c'è un vuoto che aspetta di essere colmato
da
una completa borghesizzazione americaneggiante falsamente tollerante ...
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