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Il che però non tolse che una tale predisposizione non si riflettesse nell'
opera
sua ; al punto da provocare a tutta prima negli osservatori anche più intelligenti e meglio disposti un senso di disagio , a cui non tardava a succedere un' ammirazione convinta , un godimento più che semplicemente estetico .
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ove alla prima concezione , dal movente puramente estetico , tosto si accoppiava l' idea della lotta che l'
opera
avrebbe affrontato ; data la solitudine , epperò la generale , consuetudinaria esagerazione teoretica nell' esercizio del proprio io e delle proprie ragioni , è naturale che ai primi , e tanto più ai rinnovati successi , la coscienza della propria personalità andasse ampliandosi , con una quantità di nuovi elementi men naturali e meno assimilati , sicché si alterassero nel suo pensiero le proporzioni del vero intellettuale , mentre rimaneva meravigliosa la sua percettibilità del vero fisico .
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Ora io non so se quelle letture , pure in parte propizie , perché giovavano a sedare nel suo cervello la battaglia delle idee che nell'
opera
d' arte in corso di esecuzione non potevano tutte essere utilizzate ed espresse , non siano anche riuscite , insieme , dannose , e se meglio non gli avrebbe giovato quella felice ignoranza , che lo avrebbe lasciato immune da ogni influsso non naturale , e non lo avrebbe portato in quelle regioni dell' iperbole , ove , a chi lo avvicinò negli ultimi anni , egli parve considerare e sé stesso , e la funzione e la missione della sua vita , in un grado e in un modo che non erano più in rapporto diretto con la realtà
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Non ho ancora finito ma non so cosa scrivere , tanto mi commuove l'
opera
, la vita , l' anima di quel grande !
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U boccioni , dal Diario , 1° aprile 1908 Noi non siamo affatto fanatici ammiratori della pittura segantiniana , anzi sono molte le ragioni che ce la fanno apparire inaccettabile in tutte le sue parti , e quindi possiamo anche riconoscere giusti i rimproveri che al Segantini muoveva il Grubicy ; sia per quel che riguarda la poca sorveglianza ch'egli metteva nel suo lavoro , sia anche per quel miscuglio di bambineria e di epicità da cui tutta l'
opera
è pervasa .
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La pretesa è profondamente ridicola , per il fatto semplicissimo che l'
opera
di Segantini trova appunto in questo curioso miscuglio la sua più alta ragione di essere .
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Tutto questo potrà sorprendere coloro i quali cercano nell'
opera
del celebrato trentino ciò che non v'è , vale a dire Punita e la bellezza , non noi che di quella pittura panoramica e contraddittoria , modestia a parte , conosciamo tutte le vibrazioni .
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Meriggio , Vacche aggiogate ( 1888 ) , l' Aratura ( 1890 ) rappresentano così il Segantini essenziale ; prima che la visione gli sconfini nel panoramico , e che dalla natura , quasi troppo a lungo fissata , germogli e ramifichi , in un incubo cristallino , la negra araldica dei simboli , sull' abbagliante risalto delle nevi ; prima che l' austero trasporto d' affetti si affini in quel desolato struggimento che nelle ultime
opere
esala come un' ansietà mortuaria .
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Gli studi approfonditi effettuati sul pittore da Susanna Ragionieri e Carlo Milic ( a loro si aggiunge una testimonianza della compagna Jeanne ) per la monografia della mostra edita da Skira-Milano , contribuiranno ad avvicinarci con ulteriori fondamentali delucidazioni all'
opera
di quest' artista che il destino volle giuliano passeggero .
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Intraprese gli studi classici , ma contemporaneamente la famiglia gli fece frequentare la scuola di pittura di Zangrando e di Grimani , pittori che gli diedero semplicemente qualche consiglio , ma che egli ebbe modo di vedere all'
opera
.
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Da quest' ultimo apprese l' arte dell' incisione e il gusto per certe atmosfere malinconiche che caratterizzano alcune sue
opere
successive .
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Con Resurrezione di Lazzaro ,
opera
di gran formato , riprese il tema religioso : ancora una volta lo alternò ai nudi femminili , ai ritratti , alle puntesecche .
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Durante la sua leggendaria attività di Berenson aveva scoperto e visionato moltissime
opere
d' arte rinascimentali e aveva ideato il metodo del catalogo ragionato ; aveva anche comperato molti dipinti e parecchi li aveva appesi alle pareti della villa : egli non li ostentava né si dichiarava un vero collezionista !
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Il contatto con le
opere
dei grandi maestri del passato , inoltre , consentì a Marchig di stabilire un legame stretto tattile con gli autori nell' intervento di recupero .
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I contatti con lui pian piano si trasformarono in amicizia , ma ai Tatti Marchig ebbe modo approfondire le proprie conoscenze storiche e tecniche : l' ambiente fu avvincente e la dimora nata come punto d' incontro per volontà di un uomo educato al pensiero inglese della seconda metà dell' Ottocento , fu il luogo ideale per conoscere tanti collezionisti d'
opere
d' arte di fama mondiale e numerosi conservatori di musei americani .
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Marchig si adoperò pure ad altri impegni organizzativi e editoriali : tra l' altro lavorò alla scelta delle
opere
da fotografare per il catalogo Capolavori dell' Arte Senese e collaborò con Roberto Longhi che aveva conosciuto anni prima .
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Egli si recava spesso nello studio di Firenze per ammirare la pulitura e gli interventi te di Giannino sulle
opere
dei secoli passati alle quali fu particolarmente interessato .
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Marchig divise il suo lavoro fra la parte organizzativa tesa a stabilire una rete di contatti esteri per tutti i volumi e le scelte delle
opere
da prendere via via in esame .
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A queste pubblicazioni seguirono Il trittico fiammingo a San Lorenzo della Costa a cura d' Antonio Morassi e Il candelabro del Santo d' Andrea Riccio due
opere
poco note da riscoprire .
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Negli anni Settanta realizzò soltanto otto
opere
: tre dipinti sul Carnevale , alcune nature morte e la serie di tele Alla ricerca del tempo perduto dal titolo proustiano .
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