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L' anamorfosi qui è ri gorosamente costruita come organizzazione spaziale , come evento reale e non realizzata direttamente mediante il freddo uso degli attrezzi fotografici
che
, volendo , possono produrre mille giochi di deformazione mediante il grand'angolo .
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La macchina fotografica diventa lo strumento di trasferimento da un linguaggio a un altro , lo spostamento pro gressivo da uno stato sensibile della materia dell' arte in quello di un superficialismo splendente
che
afferma e ferma la processualità insita in molte opere d' arte degli ultimi anni .
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Howtan allora si pone di fronte alla nuova situa zione con un' ottica che asseconda il lavoro e la mentalità del suo tempo , riuscendo a riportare nell' immagine fotografica la tempora lità che governa l' arte , quel movimento eccellente
che
aggrega e nello stesso momento scompagina i diversi elementi dell' opera .
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Insomma Howtan ha capito
che
anche la fotografia , che tradizio nalmente sembrava porsi frontalmente rispetto alle cose come pu ra registrazione , possiede invece un occhio obliquo e laterale che guarda le cose e le riflette modificate di segno , spostate in un altro luogo .
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Il taglio che il fotografo effettua costringe il dato a approda re a una sua involontaria assolutezza , confinante con una splen dente e esibita solitudine
che
annulla ogni altra realtà confinante riducendola a puro sospetto visivo , cioè a fantasma che si può soltanto ipotizzare .
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Howtan che pratica sempre una tangenza adesiva e schiva con il mondo dell' arte , capovolge questo luogo comune e introduce nell' ambito dell' immagine fotografica la torsione tipi ca dell' anamorfosi
che
appartiene alla storia della pittura , adope rando rigorosamente gli strumenti del linguaggio fotografico .
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Howtan allora si pone di fronte alla nuova situa zione con un' ottica
che
asseconda il lavoro e la mentalità del suo tempo , riuscendo a riportare nell' immagine fotografica la tempora lità che governa l' arte , quel movimento eccellente che aggrega e nello stesso momento scompagina i diversi elementi dell' opera .
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Esse cercano uno sbocco nella dinamica di processi
che
attivano forze visibili e invisibili , fluidi e magnetismi sotterranei .
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La foto non è casuale e istantanea , non è il risultato di un raddoppiamento elementare , bensì di una messa in posa
che
com plica e rende ambigua la realtà da cui parte .
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Così la fotografia diventa lo specchio dinamico
che
compie una sorta di movimento verso la vita .
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Howtan ha compreso che la fotografia lavora nella direzione del ready-made , dell' oggetto bello e fatto ,
che
comunque non resta mai tale dopo il suo spostamento sulla pelle della pellicola .
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Per questo la fotografia non può adoperare un occhio statistico e neutrale ma deve assediare l' opera per tra sferirne la ragione interna , per portare sulla superficie splendente dell' immagine bidimensionale ciò
che
cova e fermenta dentro il tessuto dell' arte .
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Energie fisi
che
e mentali vengono scatenate da opere che rifiutano la conden sazione chiusa di una forma statica .
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La di sparità dei materiali , la diversità dei luoghi della sua produzione dimostrano come essa intenda sollecitare e intensiflcare momenti della realtà
che
giacciono orizzontalmente intorno all' operatività dell' arte : più che sulla pelle delle cose vuole agire sulla sostanza biologica che le regge .
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L' occhio meccanico e obiettivo della macchina fotografica non ha alcun automatismo che lo obbliga a coniugare la stessa ottica , ma è aperto a molti stimoli e memorie
che
gli consentono ormai variazioni e sposta menti .
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Howtan allora si pone di fronte alla nuova situa zione con un' ottica che asseconda il lavoro e la mentalità del suo tempo , riuscendo a riportare nell' immagine fotografica la tempora lità
che
governa l' arte , quel movimento eccellente che aggrega e nello stesso momento scompagina i diversi elementi dell' opera .
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Insomma Howtan ha capito che anche la fotografia , che tradizio nalmente sembrava porsi frontalmente rispetto alle cose come pu ra registrazione , possiede invece un occhio obliquo e laterale
che
guarda le cose e le riflette modificate di segno , spostate in un altro luogo .
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Una lingua che naturalmente non manca di memoria , il riferimento alla realtà di partenza , ma
che
ha la qualità di trasfe rirla dentro la lampante istantaneità di un alfabeto che parla anzi tutto se stesso e si muove secondo regole interne .
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Tale libertà comporta anche una dinamica operativa , una fluidità
che
Howtan è riuscito a riprendere nei suoi fotogrammi .
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Il taglio
che
il fotografo effettua costringe il dato a approda re a una sua involontaria assolutezza , confinante con una splen dente e esibita solitudine che annulla ogni altra realtà confinante riducendola a puro sospetto visivo , cioè a fantasma che si può soltanto ipotizzare .
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