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Pensiamo , ad esempio ,
a
Gran Paradiso , che nonostante il titolo ricorda ben poco l' omonima cima e rappresenta piuttosto un paradiso provvisorio , un pinnacolo fantastico , un albero della vita che invita a un' ascensione sapienziale ) .
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( Ma ,
a
pensarci , non c'è anche , forse inconsapevolmente , una constatazione etica , e per così dire sociale , in queste forme ?
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In ogni caso , anche al di là delle ricerche glottologiche , il paesaggio marchigiano , come quello umbro e quello toscano , è sempre stato collegato all' armonia rinascimentale :
a
una dimensione di statica serenità , che secondo alcune interpretazioni sarebbe la conseguenza , secondo altre addirittura la causa del supremo equilibrio della visione umanistica .
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A volte , come in Paesaggio italiano del 1981 , galleggiano nello spazio rarefatto dell' opera , simili a nuvole ;
a
volte , come in Terre rosse del 2008 , mutano improvvisamente forma e colore , tanto che il loro profilo si staglia inconfondibile .
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Certo , riaffiora nella sua pittura l' eco e per così dire l' atmosfera delle colline intorno ad Ascoli che l' artista vedeva da ragazzo ( e che da ragazzo , e anche dopo , avrà guardato distrattamente , come accade
a
tutti , perché solo nei libri gli uomini trascorrono ore a contemplare la natura ; nella vita quotidiana , invece , non c'è il tempo per farlo e lo spazio che ci circonda , anche quando ha un' intensa bellezza , suscita al massimo qualche occhiata distratta o qualche interrogativo pragmatico : piove ?
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È un viaggio , ancora , nel linguaggio , che elimina la descrizione letterale delle cose per approdare
a
un oltre misterioso .
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quanto ci vorrà per arrivare
a
...
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Non sappiamo chi l' ha compiuta : sappiamo però che ci riflettiamo in un universo frantumato , come in uno specchio caduto
a
terra e rotto in mille pezzi .
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Scriveva Delacroix
a
un giovane che gli chiedeva un consiglio su che cosa dipingere : " Giovane pittore , cerchi un soggetto ?
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Tutto appare frammentario come una coperta scucita ; tutto ( se il lettore ci passa il paragone alla buona , ma è per farci capire ) appare come un arazzo di cui un bambino si sia divertito
a
ritagliare le varie parti e che poi , temendo magari un rimprovero o una punizione , abbia ricomposto in fretta e alla meglio , sperando che nessuno se ne accorga .
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Un po' come se l' artista riflettesse sul fatto che l' equità , proprio nel senso di divisione in parti uguali , non esiste
a
questo mondo ?
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Tuttavia un' ipotesi ( non una risposta univoca ) è forse possibile , anche perché i segni di Pericoli non sono semplici esercizi grafici e ornamenti fini
a
se stessi .
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Come in gran parte dell' arte moderna , insomma , il paesaggio diventa un pretesto per una cartografia interiore e visionaria , per una geografia di idee e di affetti , per una domanda che aleggia nello spazio senza trovare risposta , ma che giunge
a
catturare ciò che nella visione veramente conta , vale a dire l' invisibile .
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Il paesaggio è un punto di partenza per giungere
a
una meta che nemmeno l' artista sa dove si trovi , e che è appunto l' opera .
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Anche nella pittura di Pericoli ( che pure non ha mai guardato
a
Carrà ) il paesaggio è una poesia piena di spazio e di sogno .
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Del resto un maestro di visionarietà come Licini ( e qui veniamo invece
a
un artista prediletto dal protagonista di questa mostra ) diceva appunto che i suoi erano segni , non sogni .
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Pensiamo , ad esempio , a Gran Paradiso , che nonostante il titolo ricorda ben poco l' omonima cima e rappresenta piuttosto un paradiso provvisorio , un pinnacolo fantastico , un albero della vita che invita
a
un' ascensione sapienziale ) .
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Il paesaggio , nella tradizione pittorica occidentale , è prevalentemente legato
a
una nozione di quiete .
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( Non
a
caso gli scritti dei primi pensatori greci che ci sono giunti , qualunque sia l' argomento di cui trattano , hanno tutti lo stesso titolo : Perì physeos , Sulla natura .
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Certo , riaffiora nella sua pittura l' eco e per così dire l' atmosfera delle colline intorno ad Ascoli che l' artista vedeva da ragazzo ( e che da ragazzo , e anche dopo , avrà guardato distrattamente , come accade a tutti , perché solo nei libri gli uomini trascorrono ore
a
contemplare la natura ; nella vita quotidiana , invece , non c'è il tempo per farlo e lo spazio che ci circonda , anche quando ha un' intensa bellezza , suscita al massimo qualche occhiata distratta o qualche interrogativo pragmatico : piove ?
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