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artmu03 Concorse anche all' incarico di direttore , affidato poi invece ad Antonio Biffi nel 1701. Fu giubilato nel 1719 , momento in cui già da qualche tempo lo sostituiva nelle frequenti assenze , il figlio Antonio .
artmu03 Fu pure direttore del coro nel Conservatorio degli Incurabili , almeno dal 1697 al 1718. Morì a Venezia nel 1723. Carlo fu uno dei fondamentali compositori veneziani , insieme con Sartorio , Legrenzi e altri posteriori a Cavalli e a Cesti , ma si distinse anche come uno dei più industriosi propagatori dell' opera veneziana di stampo prettamente eroicomico in ambito europeo , riuscendo ad ottenere una fama maggiore addirittura dello stesso Alessandro Scarlatti : infatti i suoi lavori teatrali , circa un' ottantina , si allestirono soprattutto a Venezia , nell' arco di tempo compreso fra il 1680 e il 1720 , ma anche in altre città italiane e nei centri di Austria
artmu03 nel 1723. Carlo fu uno dei fondamentali compositori veneziani , insieme con Sartorio , Legrenzi e altri posteriori a Cavalli e a Cesti , ma si distinse anche come uno dei più industriosi propagatori dell' opera veneziana di stampo prettamente eroicomico in ambito europeo , riuscendo ad ottenere una fama maggiore addirittura dello stesso Alessandro Scarlatti : infatti i suoi lavori teatrali , circa un' ottantina , si allestirono soprattutto a Venezia , nell' arco di tempo compreso fra il 1680 e il 1720 , ma anche in altre città italiane e nei centri di Austria e Germania più sensibili all' apprezzamento della scuola veneziana , tanto che già nella nota al lettore nel libro de LA COSTANZA GELOSA NEGL'AMORI DI CEFALO E PROCRI , data in rappresentazione a Verona nel 1688 , si legge che " la virtù del Signor Carlo Francesco Pollarolo in questo istesso teatro , oltre tant'altri dell' Europa , ha destato le acclamazioni e gli applausi " .
artmu03 con Sartorio , Legrenzi e altri posteriori a Cavalli e a Cesti , ma si distinse anche come uno dei più industriosi propagatori dell' opera veneziana di stampo prettamente eroicomico in ambito europeo , riuscendo ad ottenere una fama maggiore addirittura dello stesso Alessandro Scarlatti : infatti i suoi lavori teatrali , circa un' ottantina , si allestirono soprattutto a Venezia , nell' arco di tempo compreso fra il 1680 e il 1720 , ma anche in altre città italiane e nei centri di Austria e Germania più sensibili all' apprezzamento della scuola veneziana , tanto che già nella nota al lettore nel libro de LA COSTANZA GELOSA NEGL'AMORI DI CEFALO E PROCRI , data in rappresentazione a Verona nel 1688 , si legge che " la virtù del Signor Carlo Francesco Pollarolo in questo istesso teatro , oltre tant'altri dell' Europa , ha destato le acclamazioni e gli applausi " .
artmu03 All' imponente quantità della produzione , evidentemente non può corrispondere sempre un elevato e costante livello qualitativo , esattamente come lo si può affermare per la vastissima produzione musicale di Telemann e di Johann Sebastian Bach .
artmu03 Perseguendo quest' ultimo obiettivo Carlo Pollaiolo si impadronì di mezzi compositivi , conformandosi invece passivamente alla generale architettura dell' opera , ossia come concerto di arie ( ma anche di ariette e canzonette ) per lo più dilettose e avvincenti nella linea melodica , modellate col da capo , notevolmente virtuosistiche e alternate invariabilmente a recitativi secchi .
artmu03 A tale riguardo già può fare testo la prima opera di Pollarolo LA ROSINDA del 1685 , oltretutto esempio di questo suo adattamento alla struttura operistica poiché sintomaticamente priva di coro .
artmu03 Ad analoghi intendimenti si attiene ONORIO IN ROMA , in cui rimarchevole è l' impiego del trattamento delle parti strumentali in sé e in relazione alla delineazione della melodia vocale .
artmu03 Le arie vengono caratterizzate per lo più da un frequente ricorso all' unisono di canto e violini , senza un ulteriore accompagnamento : questa peculiarità è la concretizzazione del " moderno " in quell'epoca , detto stile tardo-veneziano e primo-napoletano : è possibile averne un esempio nell' aria cantata dalla supplice Termanzia a Onorio nell' atto I " Chi ben ama " , dove la voce si appoggia al sostegno degli interventi di appena 4 violini in luogo dei bassi .
artmu03 Le arie vengono caratterizzate per lo più da un frequente ricorso all' unisono di canto e violini , senza un ulteriore accompagnamento : questa peculiarità è la concretizzazione del " moderno " in quell'epoca , detto stile tardo-veneziano e primo-napoletano : è possibile averne un esempio nell' aria cantata dalla supplice Termanzia a Onorio nell' atto I " Chi ben ama " , dove la voce si appoggia al sostegno degli interventi di appena 4 violini in luogo dei bassi .
artmu03 Tale procedimento ha radici nelle tradizioni operistiche francesi : ci si riallaccia infatti agli stilemi leggiadri lulliani , cosa che in tutta la produzione di Pollarolo è frequentissima : tale modus espressivo musicale , che lo stesso Handel adotterà , genera un effetto di tersa limpidezza e di grazia eterea tipicamente settecentesca per rappresentare la natura .
artmu03 Un' altra aria , sempre tratta dall' opera ONORIO IN ROMA , cantata da Placidia nel secondo Atto , colpisce per l' ingegnosità della ben architettata disposizione strumentale , basata sul contrasto fra il " Concertino dentro la scena " ( si trattava probabilmente di 3 strumenti a fiato ) e del " Concerto grosso " davanti ad essa , esercitante funzione concertante e d' appoggio alla voce : questo gioco presenta piacevoli effetti d' eco , confermando che anche Carlo Pollarolo , assieme ad Alessandro Stradella , fu uno dei pionieri nell' impiantare nell' opera teatrale i principi del concerto grosso e del solistico nell' orchestra .
artmu03 In sostanza regna , lo stile francese , soprattutto di Lully , nell' opera ONORIO IN ROMA , ne sono esempio : il colore timbrico di un oboe che , in alternanza con gli archi , diffonde in un' altra aria di Onorio , celebrante la pace con i Goti ; la pacata spigliatezza di quella specie di vaudeville , su testo francese ( probabile eco di ciò che si cantava allora alla commédie italienne di Parigi ) , cui dà voce l' innamorata Termanzia contemplando Onorio addormentato ; il ballo in forma di ciaccona danzata e cantata alla fine del Terzo Atto dalla globalità degli 8 personaggi .
artmu03 In sostanza regna , lo stile francese , soprattutto di Lully , nell' opera ONORIO IN ROMA , ne sono esempio : il colore timbrico di un oboe che , in alternanza con gli archi , diffonde in un' altra aria di Onorio , celebrante la pace con i Goti ; la pacata spigliatezza di quella specie di vaudeville , su testo francese ( probabile eco di ciò che si cantava allora alla commédie italienne di Parigi ) , cui dà voce l' innamorata Termanzia contemplando Onorio addormentato ; il ballo in forma di ciaccona danzata e cantata alla fine del Terzo Atto dalla globalità degli 8 personaggi .
artmu03 LA FIGLIA CHE CANTA del 1719 , libretto di F. Passarini , la cui particolarità di divertimento drammatico , ci permette di inquadrarla nella serie delle operette comiche , si sostanzia con inserzioni dialettali , che richiamano a sua volta le tradizioni romane commedie per musica del Seicento , che fiorirono nel primo Settecento in opposizione alle prevalenti opere serie .
artmu03 La vasta produzione di Carlo Pollarolo non esclude gli oratori , che richiamano comunque lo stampo teatrale : inoltre Pollaiolo si è cimentato pure in varie composizioni vocali sacre e profane , che comunque nulla aggiungono alla gloria dell' operista - e per organo , fra cui una Sonata a capriccio , nota a Johann Sebastian Bach .
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