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Nacque
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Brescia verso il 1653. Si ritiene che effettuò i suoi studi con Legrenzi a Venezia , luogo in cui nel 1655 diventò membro del coro nella cappella ducale di San Marco .
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Nacque a Brescia verso il 1653. Si ritiene che effettuò i suoi studi con Legrenzi
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Venezia , luogo in cui nel 1655 diventò membro del coro nella cappella ducale di San Marco .
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Nel 1675 ricoprì la carica di maestro di cappella nella cattedrale di Brescia , città in cui esordì come operista , ma nel 1690 , attratto dalla città lagunare , era di nuovo in San Marco
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Venezia come secondo organista e , dal 1692 , come vice maestro della cappella .
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Fu pure direttore del coro nel Conservatorio degli Incurabili , almeno dal 1697 al 1718. Morì
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Venezia nel 1723. Carlo fu uno dei fondamentali compositori veneziani , insieme con Sartorio , Legrenzi e altri posteriori a Cavalli e a Cesti , ma si distinse anche come uno dei più industriosi propagatori dell' opera veneziana di stampo prettamente eroicomico in ambito europeo , riuscendo ad ottenere una fama maggiore addirittura dello stesso Alessandro Scarlatti : infatti i suoi lavori teatrali , circa un' ottantina , si allestirono soprattutto a Venezia , nell' arco di tempo compreso fra il 1680 e il 1720 , ma anche in altre città italiane e nei centri di Austria e Germania più
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Fu pure direttore del coro nel Conservatorio degli Incurabili , almeno dal 1697 al 1718. Morì a Venezia nel 1723. Carlo fu uno dei fondamentali compositori veneziani , insieme con Sartorio , Legrenzi e altri posteriori
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Cavalli e a Cesti , ma si distinse anche come uno dei più industriosi propagatori dell' opera veneziana di stampo prettamente eroicomico in ambito europeo , riuscendo ad ottenere una fama maggiore addirittura dello stesso Alessandro Scarlatti : infatti i suoi lavori teatrali , circa un' ottantina , si allestirono soprattutto a Venezia , nell' arco di tempo compreso fra il 1680 e il 1720 , ma anche in altre città italiane e nei centri di Austria e Germania più sensibili all' apprezzamento della scuola veneziana , tanto che già nella nota al lettore nel libro de LA COSTANZA GELOSA
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Fu pure direttore del coro nel Conservatorio degli Incurabili , almeno dal 1697 al 1718. Morì a Venezia nel 1723. Carlo fu uno dei fondamentali compositori veneziani , insieme con Sartorio , Legrenzi e altri posteriori a Cavalli e
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Cesti , ma si distinse anche come uno dei più industriosi propagatori dell' opera veneziana di stampo prettamente eroicomico in ambito europeo , riuscendo ad ottenere una fama maggiore addirittura dello stesso Alessandro Scarlatti : infatti i suoi lavori teatrali , circa un' ottantina , si allestirono soprattutto a Venezia , nell' arco di tempo compreso fra il 1680 e il 1720 , ma anche in altre città italiane e nei centri di Austria e Germania più sensibili all' apprezzamento della scuola veneziana , tanto che già nella nota al lettore nel libro de LA COSTANZA GELOSA NEGL'AMORI DI CEFALO
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Fu pure direttore del coro nel Conservatorio degli Incurabili , almeno dal 1697 al 1718. Morì a Venezia nel 1723. Carlo fu uno dei fondamentali compositori veneziani , insieme con Sartorio , Legrenzi e altri posteriori a Cavalli e a Cesti , ma si distinse anche come uno dei più industriosi propagatori dell' opera veneziana di stampo prettamente eroicomico in ambito europeo , riuscendo ad ottenere una fama maggiore addirittura dello stesso Alessandro Scarlatti : infatti i suoi lavori teatrali , circa un' ottantina , si allestirono soprattutto
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Venezia , nell' arco di tempo compreso fra il 1680 e il 1720 , ma anche in altre città italiane e nei centri di Austria e Germania più sensibili all' apprezzamento della scuola veneziana , tanto che già nella nota al lettore nel libro de LA COSTANZA GELOSA NEGL'AMORI DI CEFALO E PROCRI , data in rappresentazione a Verona nel 1688 , si legge che " la virtù del Signor Carlo Francesco Pollarolo in questo istesso teatro , oltre tant'altri dell' Europa , ha destato le acclamazioni e gli applausi " .
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come uno dei più industriosi propagatori dell' opera veneziana di stampo prettamente eroicomico in ambito europeo , riuscendo ad ottenere una fama maggiore addirittura dello stesso Alessandro Scarlatti : infatti i suoi lavori teatrali , circa un' ottantina , si allestirono soprattutto a Venezia , nell' arco di tempo compreso fra il 1680 e il 1720 , ma anche in altre città italiane e nei centri di Austria e Germania più sensibili all' apprezzamento della scuola veneziana , tanto che già nella nota al lettore nel libro de LA COSTANZA GELOSA NEGL'AMORI DI CEFALO E PROCRI , data in rappresentazione
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Verona nel 1688 , si legge che " la virtù del Signor Carlo Francesco Pollarolo in questo istesso teatro , oltre tant'altri dell' Europa , ha destato le acclamazioni e gli applausi " .
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Un coevo , un certo Caffi , definisce in quest' ottica considerativa come " faccendier musicale " e " scrivacchiatore piuttosto temperato " , riconoscendogli però il merito di " aver cominciato
a
fare qualche maggior uso dell' orchestra " .
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Perseguendo quest' ultimo obiettivo Carlo Pollaiolo si impadronì di mezzi compositivi , conformandosi invece passivamente alla generale architettura dell' opera , ossia come concerto di arie ( ma anche di ariette e canzonette ) per lo più dilettose e avvincenti nella linea melodica , modellate col da capo , notevolmente virtuosistiche e alternate invariabilmente
a
recitativi secchi .
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A
tale riguardo già può fare testo la prima opera di Pollarolo LA ROSINDA del 1685 , oltretutto esempio di questo suo adattamento alla struttura operistica poiché sintomaticamente priva di coro .
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Le arie vengono caratterizzate per lo più da un frequente ricorso all' unisono di canto e violini , senza un ulteriore accompagnamento : questa peculiarità è la concretizzazione del " moderno " in quell'epoca , detto stile tardo-veneziano e primo-napoletano : è possibile averne un esempio nell' aria cantata dalla supplice Termanzia
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Onorio nell' atto I " Chi ben ama " , dove la voce si appoggia al sostegno degli interventi di appena 4 violini in luogo dei bassi .
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Tale crisma compositivo
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volte intensificato con una rarefazione sonora intensa , si può notare nel Terzo Atto , nello svolgersi di una scena amorosa fra Onorio e Termanzia nell' aria " Usignoli che cantate " : qui la natura viene rappresentata attraverso il ricorso di un quartetto di violini soli , che si presentano dapprima appaiati , poi condotti a singole parti autonome , e assolutamente privi di basso continuo : essi giocano un alternarsi con il canto soave , delicato e moderatamente virtuosistico .
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Tale crisma compositivo a volte intensificato con una rarefazione sonora intensa , si può notare nel Terzo Atto , nello svolgersi di una scena amorosa fra Onorio e Termanzia nell' aria " Usignoli che cantate " : qui la natura viene rappresentata attraverso il ricorso di un quartetto di violini soli , che si presentano dapprima appaiati , poi condotti
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singole parti autonome , e assolutamente privi di basso continuo : essi giocano un alternarsi con il canto soave , delicato e moderatamente virtuosistico .
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Un' altra aria , sempre tratta dall' opera ONORIO IN ROMA , cantata da Placidia nel secondo Atto , colpisce per l' ingegnosità della ben architettata disposizione strumentale , basata sul contrasto fra il " Concertino dentro la scena " ( si trattava probabilmente di 3 strumenti
a
fiato ) e del " Concerto grosso " davanti ad essa , esercitante funzione concertante e d' appoggio alla voce : questo gioco presenta piacevoli effetti d' eco , confermando che anche Carlo Pollarolo , assieme ad Alessandro Stradella , fu uno dei pionieri nell' impiantare nell' opera teatrale i principi del concerto grosso e del solistico nell' orchestra .
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ONORIO IN ROMA presenta un' altra aria degna della maggior capacità creativa di Carlo Pollaiolo : Siamo nel Terzo Atto e il protagonista , afflitto dal lato sia politico per il vacillare dell' impero sia dal lato sentimentale per l' infedeltà di Termanzia , canta un' aria " da sonno " che si sostanzia in un accompagnamento meramente armonico
a
valori uniformi , ribattuti e molto ostinati , composto da 3 corde , prive di cembalo , in cui si inserisce il declamato lamentoso , affannosamente segmentato da pause ricorrenti .
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LA FIGLIA CHE CANTA del 1719 , libretto di F. Passarini , la cui particolarità di divertimento drammatico , ci permette di inquadrarla nella serie delle operette comiche , si sostanzia con inserzioni dialettali , che richiamano
a
sua volta le tradizioni romane commedie per musica del Seicento , che fiorirono nel primo Settecento in opposizione alle prevalenti opere serie .
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La vasta produzione di Carlo Pollarolo non esclude gli oratori , che richiamano comunque lo stampo teatrale : inoltre Pollaiolo si è cimentato pure in varie composizioni vocali sacre e profane , che comunque nulla aggiungono alla gloria dell' operista - e per organo , fra cui una Sonata
a
capriccio , nota a Johann Sebastian Bach .
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La vasta produzione di Carlo Pollarolo non esclude gli oratori , che richiamano comunque lo stampo teatrale : inoltre Pollaiolo si è cimentato pure in varie composizioni vocali sacre e profane , che comunque nulla aggiungono alla gloria dell' operista - e per organo , fra cui una Sonata a capriccio , nota
a
Johann Sebastian Bach .
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