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Un vecchio reazionario ( Eastwood è del 1930 ) , un " nonnetto " reduce di guerra , un operaio capace di costruire con le sue mani un auto ( la Ford Gran Torino ) ,
una
casa e una società intesa come interazione tra soggetti culturali diversi ( irlandesi , italiani , polacchi ) si confronta con suo figlio , che è " solo un consumatore , un individualista soffocato e ottenebrato da beni materiali di cui non conosce il funzionamento " , un " medio-borghese pasciuto " che ha dissipato il patrimonio morale e storico che traumaticamente la generazione precedente aveva saputo creare " ora in nome di un ricambio generazionale , ora di un progresso sociale o di una ribellione " .
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Contrapposta a una generazione cortese , di prego si accomodi ,
una
generazione mai liberatasi da quella X , segno di indeterminazione , con cui era stata marchiata , fatta di ragazzi che non alzano la voce , che scelgono il dialogo , che provano ad argomentare una resa in tempi senza alcuna certezza .
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Oggi è tempo che i trentenni e i quarantenni prendano atto di quello che è successo dagli anni Sessanta in poi e ,
una
volta valutati i risultati e formulato un giudizio , ne facciano discendere le dovute conseguenze .
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" ha ormai il sapore antico dei nonni di una volta e , difficilmente , potrebbe essere stata pronunciata da un sessantasettenne di oggi , come quel Pier Luigi Celli , direttore generale della Luiss ,
una
delle più prestigiose università private italiane , e autore di una " Lettera al figlio " pubblicata in prima pagina , sulla Repubblica , il 29 novembre 2009 che suonava più del tipo : " Figlio , qui è tutto mio e non mi basterà nemmeno per molto , tu vai via , lascia l' Italia , vatti a cercare qualcosa lontano da me ...
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) scrittore inglese Martin Amis a ipotizzare un ' " eutanasia di massa per gli over 70 per evitare una specie di guerra civile fra vecchi e giovani entro dieci o quindici anni " , da noi ci si attarda a occuparci dello stereotipo del " bamboccione " ultratrentenne che vive con i genitori , invece di mettere ,
una
buona volta , " sotto processo " gli " eternamente giovani " .
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Ma , su tutte ,
una
emergeva : la convinta definizione della sua iniziativa come l' ennesimo colpo di coda di una generazione di " cannibali " .
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Contrapposta a
una
generazione cortese , di prego si accomodi , una generazione mai liberatasi da quella X , segno di indeterminazione , con cui era stata marchiata , fatta di ragazzi che non alzano la voce , che scelgono il dialogo , che provano ad argomentare una resa in tempi senza alcuna certezza .
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L' introduzione , dai primi anni Novanta in poi , di decine di contratti diversi per regolare i rapporti di lavoro , giustificata con il tentativo di ridurre la disoccupazione , ha portato solo a
una
riduzione dei costi e dei vincoli ( da tradurre in doveri ) per le imprese e , soprattutto , un colossale spostamento di risorse dalla fase iniziale del percorso lavorativo a quella finale .
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Precariato e bassa natalità : chiamale se vuoi eredità Quella storia fatta di slanci e ripiegamenti ha lasciato ben presto spazio a
una
lucida e spietata ricerca dei mezzi più idonei per l' autoconservazione .
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Quella operata sul mercato del lavoro , per citare solo una delle distorsioni diventate strutturali , assomiglia ancora una volta a
una
razzia di risorse a favore delle generazioni al potere senza nessuna preoccupazione verso le successive .
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Immagini come quelle che scorrevano sugli schermi di tutta Italia a partire dal 9 ottobre 1980 : un padre ingombrante , cattivo , che per restare giovane e al comando ricorre a sofisticati interventi chirurgici e che , pur di non lasciare strada al figlio , è disposto a sfidarlo in un duello all' ultimo sangue e ad amputargli
una
mano .
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La mancanza di protagonismo sociale della generazione dei figli ha anche
una
causa demografica .
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È anche
una
questione di immaginario Nei discorsi pubblici e in quelli privati arriva sempre il momento in cui , da qualche esponente della generazione dei padri , perlopiù se messo alle strette sulle sue responsabilità , giunge la domanda : " Ma allora perché voi non vi ribellate ?
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Dietro alle letture di Marcuse , alla ( ancora
una
volta fraintesa ) presa di coscienza marxista , al femminismo e , soprattutto , ai suoi slogan , non si possono non vedere anche i primi bagliori di una società consumistica , fortemente basata sull' egocentrismo e sulla superficialità ( 20 ) .
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Ancora
una
volta è una questione di risorse dirottate .
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Quella operata sul mercato del lavoro , per citare solo una delle distorsioni diventate strutturali , assomiglia ancora
una
volta a una razzia di risorse a favore delle generazioni al potere senza nessuna preoccupazione verso le successive .
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Contrapposta a una generazione cortese , di prego si accomodi , una generazione mai liberatasi da quella X , segno di indeterminazione , con cui era stata marchiata , fatta di ragazzi che non alzano la voce , che scelgono il dialogo , che provano ad argomentare
una
resa in tempi senza alcuna certezza .
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La battaglia contro il conservatorismo della generazione dei loro " padri " , al di là delle intenzioni di alcuni e della modernizzazione necessaria di quella società , ora ci sembra nient'altro che
una
razzia delle risorse dei vecchi .
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Il " dominio " dei vecchi , a questo punto , appare come
una
conseguenza più che scontata .
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La storia di quei decenni viene raccontata con
una
partenza libertaria , egualitaria , utopistica e altruistica , seguita da una fase di disillusione e irrigidimento ( e dal pesante confronto con gli anni di piombo ) , per finire con la vittoria dell' edonismo e della sconfitta delle ideologie .
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