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Ma , in un mutato contesto storico , culturale e giuridico ,
un
problema di così pregnante rilevanza è stato oggetto di rimeditata attenzione da parte della Corte di legittimità ( v. applicazioni del principio in Cass .
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L' obbligo di buona fede oggettiva o correttezza costituisce , infatti ,
un
autonomo dovere giuridico , espressione di un generale principio di solidarietà sociale , la cui costituzionalizzazione è ormai pacifica ( v. in questo senso , fra le altre , Cass .
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Il criterio della buona fede costituisce , quindi ,
uno
strumento , per il giudice , finalizzato al controllo - anche in senso modificativo o integrativo - dello statuto negoziale ; e ciò quale garanzia di contemperamento degli opposti interessi ( v. S.U. 15.11.2007 , n. 23726 ed i richiami ivi contenuti ) .
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Una
volta collocato nel quadro dei valori introdotto dalla Carta costituzionale , poi , il principio deve essere inteso come una specificazione degli " inderogabili doveri di solidarietà sociale " imposti dall' art .
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tedesco , svizzero e spagnolo ) ; preferendo , invece , ad
una
norma di carattere generale , norme specifiche che consentissero di sanzionare l' abuso in relazione a particolari categorie di diritti .
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Sintesi della questione La sentenza è un vero e proprio trattato di teoria generale del diritto su uno dei principi più intriganti del diritto civile , idoneo ad essere applicato ad
una
pluralità di fattispecie in chiave compensativa dei diritti e degli obblighi delle parti quando una di loro è in posizione di svantaggio .
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Criterio rivelatore della violazione dell' obbligo di buona fede oggettiva è quello dell' abuso del diritto Gli elementi costitutivi dell' abuso del diritto - ricostruiti attraverso l' apporto dottrinario e giurisprudenziale - sono i seguenti : 1 ) la titolarità di un diritto soggettivo in capo ad
un
soggetto ; 2 ) la possibilità che il concreto esercizio di quel diritto possa essere effettuato secondo una pluralità di modalità non rigidamente predeterminate ; 3 ) la circostanza che tale esercizio concreto , anche se formalmente rispettoso della cornice attributiva di quel diritto , sia svolto secondo modalità censurabili rispetto ad un criterio di valutazione , giuridico od extragiuridico ; 4 ) la circostanza che , a causa di una tale modalità di esercizio , si verifichi una sproporzione ingiustificata tra il beneficio del titolare del diritto ed il sacrifico cui è soggetta la controparte .
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Criterio rivelatore della violazione dell' obbligo di buona fede oggettiva è quello dell' abuso del diritto Gli elementi costitutivi dell' abuso del diritto - ricostruiti attraverso l' apporto dottrinario e giurisprudenziale - sono i seguenti : 1 ) la titolarità di un diritto soggettivo in capo ad un soggetto ; 2 ) la possibilità che il concreto esercizio di quel diritto possa essere effettuato secondo una pluralità di modalità non rigidamente predeterminate ; 3 ) la circostanza che tale esercizio concreto , anche se formalmente rispettoso della cornice attributiva di quel diritto , sia svolto secondo modalità censurabili rispetto ad
un
criterio di valutazione , giuridico od extragiuridico ; 4 ) la circostanza che , a causa di una tale modalità di esercizio , si verifichi una sproporzione ingiustificata tra il beneficio del titolare del diritto ed il sacrifico cui è soggetta la controparte .
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persona del consumatore , risultante da un fatto o da un' omissione del professionista ; b ) escludere o limitare le azioni o i diritti del consumatore nei confronti del professionista o di un' altra parte in caso di inadempimento totale o parziale o di adempimento inesatto da parte del professionista ; c ) escludere o limitare l' opportunità da parte del consumatore della compensazione di un debito nei confronti del professionista con un credito vantato nei confronti di quest' ultimo ; d ) prevedere un impegno definitivo del consumatore mentre l' esecuzione della prestazione del professionista è subordinata ad
una
condizione il cui adempimento dipende unicamente dalla sua volontà ; e ) consentire al professionista di trattenere una somma di denaro versata dal consumatore se quest' ultimo non conclude il contratto o recede da esso , senza prevedere il diritto del consumatore di esigere dal professionista il doppio della somma corrisposta se è quest' ultimo a non concludere il contratto oppure a recedere ; f ) imporre al consumatore , in caso di inadempimento o di ritardo nell' adempimento , il pagamento di una somma di denaro a titolo di risarcimento , clausola penale o altro titolo equivalente d' importo
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del consumatore , qualora risulti diminuita la tutela dei diritti di quest' ultimo ; t ) sancire a carico del consumatore decadenze , limitazioni della facoltà di opporre eccezioni , deroghe alla competenza dell' autorità giudiziaria , limitazioni all' adduzione di prove , inversioni o modificazioni dell' onere della prova , restrizioni alla libertà contrattuale nei rapporti con i terzi ; u ) stabilire come sede del foro competente sulle controversie località diversa da quella di residenza o domicilio elettivo del consumatore ; v ) prevedere l' alienazione di un diritto o l' assunzione di un obbligo come subordinati ad
una
condizione sospensiva dipendente dalla mera volontà del professionista a fronte di un' obbligazione immediatamente efficace del consumatore .
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Qualunque fatto doloso o colposo che cagiona ad altri
un
danno ingiusto , obbliga colui che ha commesso il fatto a risarcire il danno .
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Questo contesto culturale , unito alla preoccupazione per la certezza - o quantomeno prevedibilità del diritto - in considerazione della grande latitudine di potere che
una
clausola generale , come quella dell' abuso del diritto , avrebbe attribuito al giudice , impedì che fosse trasfusa , nella stesura definitiva del codice civile italiano del 1942 , quella norma del progetto preliminare ( art. 7 ) che proclamava , in termini generali , che " nessuno può esercitare il proprio diritto in contrasto con lo scopo per il quale il diritto medesimo gli è stato riconosciuto " ( così ponendosi l' ordinamento italiano in contrasto con altri ordinamenti , ad es .
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La Relazione ministeriale al codice civile , sul punto , cosi si esprimeva : ( il principio di correttezza e buona fede ) " richiama nella sfera del creditore la considerazione dell' interesse del debitore e nella sfera del debitore il giusto riguardo all' interesse del creditore " , operando , quindi , come
un
criterio di reciprocità .
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Una volta collocato nel quadro dei valori introdotto dalla Carta costituzionale , poi , il principio deve essere inteso come
una
specificazione degli " inderogabili doveri di solidarietà sociale " imposti dall' art .
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Altri autori invece hanno ravvisato nel nostro ordinamento molteplici norme , che sarebbero un' espressione del generale principio del divieto di abuso : l' articolo 833 sugli atti emulativi ; gli articoli 1175 e 1375 ; l' articolo 96 c.p.c , relativo al divieto di lite temeraria nel processo ; l' articolo 2043. La Cassazione prende posizione sull' argomento , riconoscendo all' abuso di diritto il ruolo di principio generale del diritto civile , con
una
sentenza esemplare per chiarezza e completezza .
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oggetto , o per effetto , di : a ) escludere o limitare la responsabilità del professionista in caso di morte o danno ( 1 ) alla persona del consumatore , risultante da un fatto o da un' omissione del professionista ; b ) escludere o limitare le azioni o i diritti del consumatore nei confronti del professionista o di un' altra parte in caso di inadempimento totale o parziale o di adempimento inesatto da parte del professionista ; c ) escludere o limitare l' opportunità da parte del consumatore della compensazione di un debito nei confronti del professionista con
un
credito vantato nei confronti di quest' ultimo ; d ) prevedere un impegno definitivo del consumatore mentre l' esecuzione della prestazione del professionista è subordinata ad una condizione il cui adempimento dipende unicamente dalla sua volontà ; e ) consentire al professionista di trattenere una somma di denaro versata dal consumatore se quest' ultimo non conclude il contratto o recede da esso , senza prevedere il diritto del consumatore di esigere dal professionista il doppio della somma corrisposta se è quest' ultimo a non concludere il contratto oppure a recedere ; f ) imporre al consumatore , in caso di
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33 ( in grassetto le parti rilevanti ) Clausole vessatorie nel contratto tra professionista e consumatore 1. Nel contratto concluso tra il consumatore ed il professionista si considerano vessatorie le clausole che , malgrado la buona fede , determinano a carico del consumatore
un
significativo squilibrio dei diritti e degli obblighi derivanti dal contratto .
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19.12.2008 , n. 29776 ) , ed al fenomeno dell' abuso della personalità giuridica quando essa costituisca
uno
schermo formale per eludere la più rigida applicazione della legge ( v. anche Cass .
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III , sentenza n. 20106 / 09 ) di Angela Calaluna ( Fonte : Altalex Mese - Schede di Giurisprudenza 1 / 2010 ) Il quesito L' abuso di diritto costituisce
un
principio generale del nostro diritto civile ?
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Così , in materia societaria è stato sindacato , in una deliberazione assembleare di scioglimento della società , l' esercizio del diritto di voto sotto l' aspetto dell' abuso di potere , ritenendo principio generale del nostro ordinamento , anche al di fuori del campo societario , quello di non abusare dei propri diritti - con approfittamento di una posizione di supremazia - con l' imposizione , nelle delibere assembleari , alla maggioranza , di un vincolo desunto da
una
clausola generale quale la correttezza e buona fede ( contrattuale ) .
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