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Su tutte , spiccano le attività di " intermediazione monetaria e finanziaria " con 450 società che effettuano liberalità su 4.001 , per una percentuale pari all ' 11,25 per cento ,
di
" fabbricazione di prodotti chimici , fibre sintetiche e artificiali " con 205 società su 2.142 ( il 9,62 per cento ) e di " assicurazione e fondi pensione " con 20 società su 183 ( il 10,93 per cento ) .
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Se consideriamo invece il comparto industriale , il relativo core business provoca parallelamente delle " esternalità negative " , quali l' inquinamento e ,
di
conseguenza , l' impresa ha l' esigenza di elargire sotto forma di liberalità una parte più o meno cospicua del reddito d' impresa , per cercare di ovviare all' influenza del processo produttivo sull' impatto ambientale .
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Soprattutto , dunque , per tale motivo c'è stata l' esigenza , da parte del legislatore ,
di
attuare una politica di ampliamento delle agevolazioni per coloro i quali sostengono oneri di utilità sociale , sfociata , come visto , con l' emanazione del decreto legge n. 35 / 2005 e della successiva circolare n. 39 / E dell' Agenzia delle Entrate .
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Finalità dell' indagine non è quella di dar luogo a una classifica di buoni o cattivi , ma quella , tendenzialmente ,
di
delineare analogie , differenze e distorsioni nel meccanismo di contribuzione e di fornire quindi un quadro riassuntivo che chiarisca la condotta delle società di fronte a una tematica al giorno d' oggi più che mai sentita .
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Di
contro , la maglia nera spetta al sud Italia con un totale di 276 società di capitali che effettuano erogazioni liberali su un totale di 6.665 ( il 4,15 per cento ) .
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Se invece , esaminando i dati in esame da un differente angolo prospettico , consideriamo il rapporto che intercorre tra le società operanti in un settore e quelle che , fra queste , effettuano liberalità , ci si accorge
di
uno stravolgimento delle informazioni precedentemente fornite , in relazione ai diversi settori economici .
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Le società con un volume d' affari
di
oltre 258 milioni di euro sono quelle che contribuiscono maggiormente al sistema delle erogazioni liberali con un apporto in termini quantitativi del 40,21 per cento ( 152 società su 378 ) ed economici per un importo di oltre 56 milioni di euro .
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Distribuzione delle erogazioni liberali per attività I dati forniti dal Sistan sulle società di capitali per l' anno 2000 ci permette altresì
di
delineare la tendenza delle società di capitali a effettuare erogazioni liberali , con riferimento al settore di attività di appartenenza .
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In particolare , il risultato emerso ci illustra come queste tematiche abbiano avuto un maggiore recepimento al Nord Italia rispetto che al Centro - Sud , come alcune categorie di attività sentono maggiormente le problematiche di natura sociale , tanto da effettuare erogazioni liberali con un' incidenza di gran lunga maggiore rispetto alle altre e come , non ultimo , risulti che l' ammontare
di
oneri di utilità sociale sostenuti dalle società di capitali segua in maniera direttamente proporzionale la classe di reddito imponibile e di volume d' affari conseguito .
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A comprova della bassa incidenza delle erogazioni liberali effettuate , è bene rilevare che l' utile economico delle attività
di
" costruzioni " ( 1.428.406.680 euro ) è simile a quello appartenente ad altri settori , come per esempio quello del " commercio al dettaglio di auto e moto " ( 1.732.217.610 euro ) , ma quest' ultimo può contare su : più del triplo delle erogazioni effettuate ( 3.568.200.000 euro contro 1.018.450 euro ) quasi la metà delle imprese interessate ( 247 contro 408 ) .
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Distribuzione delle erogazioni liberali per attività I dati forniti dal Sistan sulle società di capitali per l' anno 2000 ci permette altresì di delineare la tendenza delle società di capitali a effettuare erogazioni liberali , con riferimento al settore di attività
di
appartenenza .
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A seguire troviamo le attività " immobiliari , noleggio , informatica " con 773 società e una percentuale pari all ' 11,60 per cento e , con percentuali che non arrivano all' 8 per cento , l' attività
di
" fabbricazione e manutenzione di macchine ed apparecchiature meccaniche " ( 526 società ) , quella di " produzione e fabbricazione di metalli " ( 514 società ) e , staccata di due punti percentuali , quella di " costruzioni " ( 408 società , per un' incidenza del 6,12 per cento ) .
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Su tutte , spiccano le attività
di
" intermediazione monetaria e finanziaria " con 450 società che effettuano liberalità su 4.001 , per una percentuale pari all ' 11,25 per cento , di " fabbricazione di prodotti chimici , fibre sintetiche e artificiali " con 205 società su 2.142 ( il 9,62 per cento ) e di " assicurazione e fondi pensione " con 20 società su 183 ( il 10,93 per cento ) .
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In particolare , il risultato emerso ci illustra come queste tematiche abbiano avuto un maggiore recepimento al Nord Italia rispetto che al Centro - Sud , come alcune categorie
di
attività sentono maggiormente le problematiche di natura sociale , tanto da effettuare erogazioni liberali con un' incidenza di gran lunga maggiore rispetto alle altre e come , non ultimo , risulti che l' ammontare di oneri di utilità sociale sostenuti dalle società di capitali segua in maniera direttamente proporzionale la classe di reddito imponibile e di volume d' affari conseguito .
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L' unico altro settore ad attestarsi su una percentuale economica di erogazioni liberali sopra il 10 per cento è quello relativo alla " fabbricazione di prodotti chimici , fibre sintetiche e artificiali " , con l ' 11,74 per cento
di
società operanti che effettuano liberalità ( per un totale di oltre 16 milioni di euro ) .
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Se consideriamo invece il comparto industriale , il relativo core business provoca parallelamente delle " esternalità negative " , quali l' inquinamento e , di conseguenza , l' impresa ha l' esigenza di elargire sotto forma di liberalità una parte più o meno cospicua del reddito d' impresa , per cercare
di
ovviare all' influenza del processo produttivo sull' impatto ambientale .
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Se , infatti , le considerazioni precedenti hanno cercato
di
sottolineare l' incidenza in termini numerici delle erogazioni liberali , con questo prospetto si attua un confronto tra i settori merceologici in relazione a grandezze non più numeriche , bensì economiche , effettuando un paragone tra l' utile economico e l' ammontare delle erogazioni su base settoriale .
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Se , infatti , con le precedenti considerazioni si è cercato
di
sottolineare l' incidenza in termini numerici delle erogazioni liberali ( ovvero la suddivisione per regione delle società che sostengono tali oneri ) , con l' analisi in questione si attua un confronto tra le regioni in relazione a grandezze non più numeriche , bensì economiche , effettuando un paragone tra l' utile economico e l' ammontare delle erogazioni su base regionale .
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L' egemonia della classe
di
reddito in esame in tema di erogazioni liberali ne esce ancor più rafforzata se solo si fa riferimento anche ai contenuti informativi scaturenti dalla distribuzione delle frequenze delle variabili che formano il reddito d' impresa per classi di reddito imponibile .
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In particolare , il risultato emerso ci illustra come queste tematiche abbiano avuto un maggiore recepimento al Nord Italia rispetto che al Centro - Sud , come alcune categorie di attività sentono maggiormente le problematiche di natura sociale , tanto da effettuare erogazioni liberali con un' incidenza di gran lunga maggiore rispetto alle altre e come , non ultimo , risulti che l' ammontare di oneri di utilità sociale sostenuti dalle società di capitali segua in maniera direttamente proporzionale la classe
di
reddito imponibile e di volume d' affari conseguito .
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